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lunedì 22 marzo 2010

... Film - "Invictus"

Regia di Clint Eastwood, con Morgan Freeman e Matt Damon.

Voglio cominciare questa nuova avventura parlandovi di questo film. Magnifico.
Se il mio intento è quello di donarvi dei momenti di serenità, devo necessariamente menzionarvi l'ultimo film diretto da Clint Eastwood interpretato da due attori che si sono indubbiamente calati perfettamente nei rispettivi personaggi.
Nelson Mandela aveva detto a Morgan Freeman che avrebbe voluto lui come Nelson Mandela sul grande schermo. Ed anche in questo ci ha preso.
Freeman trasmette, per come si muove e lo sguardo, la saggezza, la bontà, la forza e l'integrità che un uomo come Mandela ha dimostrato e dimostra anche ai giorni nostri.
Per quanto riguarda Damon, chi mi conosce sa quanto apprezzo praticamente tutte le sue interpretazioni. Anche in questo caso non saprei davvero chi avrebbe potuto interpretare in modo migliore François Pienaar, capitano della nazionale di rugby sudafricana. Atleticità, carisma, esperienza, elasticità mentale ed integrità. Queste le caratteristiche principali del suo personaggio.
Ci sono vari aspetti del film che mi hanno favorevolmente colpito.
In primis, l'atmosfera. Dall'evidente ostilità iniziale (da ambo le parti, bianchi e neri) alla festa finale, multietnica, piena di colori, musica, sorrisi, famiglie e bambini in una cornice panoramica meravigliosa come quella del Sudafrica, nazione finalmente unita per l'occasione.
Altro aspetto che non posso tralasciare è, ovviamente, la musica. Musica, quella del film come generalmente quelle africane, che ti entrano dentro e ti trasportano in un vortice di libertà, colori, lasciandoti respirare quell'aria genuina e festosa che spesso solo i sorrisi dei bambini sanno trasmettere. Le canzoni del film fanno ballare insieme alle migliaia di spettatori nello stadio e nel contempo ti aprono il cuore nel nostro più profondo intimo.
Una delle cose che ho apprezzato di più, però, è la poesia il cui titolo dà nome al film.
"Invictus", di William Ernest Henley, poeta inglese di fine '800.
Out of the night that covers me, Black as the pit from pole to pole, I thank whatever gods may be For my unconquerable soul. In the fell clutch of circumstance I have not winced nor cried aloud. Under the bludgeonings of chance My head is bloody, but unbow’d. Beyond this place of wrath and tears Looms but the Horror of the shad...e, And yet the menace of the years Finds and shall find me unafraid. It matters not how strait the gate, How charged with punishments the scroll, I am the master of my fate: I am the captain of my soul.
La cui traduzione è: Dal profondo della notte che mi avvolge, Buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro, Ringrazio qualunque dio esista Per l'indomabile anima mia. Nella feroce morsa delle circostanze Non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime Incombe solo l'Orrore delle ombre, Eppure la minaccia degli anni Mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto sia stretta la porta, Quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima.
E' la poesia cui il Mandela del film attribuisce la capacità di avergli dato la forza di andare avanti nei decenni rinchiuso in galera, in una minuscola cella.
Una poesia che personalmente non conoscevo, ma che mi ha colpito subito per la forza, la dignità e l'integrità, ancora una volta, che mi ha trasmesso.
Guardatelo e poi fatemi sapere se vi ho consigliato male o se ho omesso (involontariamente) altre cose degne di nota. A me ha fatto anche tornare la voglia di andare a correre ;)
Buoan giornata

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